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la neve e la giornata dei maggiorenni

un'improvvisa nevicata in un giorno importante per genitori e figli. Andare a letto e svegliarsi la mattina con i tetti bianchi. Tutto questo è stato bellissimo, ma non certo pratico. Tokyo piena di giovani che si sono appena affacciati alla vita, ragazze in splendidi furusoidi che indossano il pellicciotto come simbolo di questa giornata, che come poche altre non ci sarà più per loro. Da poco hanno il permesso di considerarsi adulti, di votare, fumare e bere, ma non di guidare perché quello lo fanno già. Nell'aria l'emozione ieri si poteva toccare, era tangibile per le strade, davanti al comune e nei templi dove si svolgevano le cerimonie. Ultime tracce di una gioventù che svanisce, perché in Giappone oggi si fanno pochi figli e piano piano queste feste avranno sempre meno partecipanti, ultime tracce di quelle poche tradizioni che rimangono lì nonostante il passare degli anni, come robuste querce che nessun vento potrà mai sradicare. Niente cambia l'umore di questo popolo che anch'esso sembra forte come una quercia e la neve caduta non riesce a coprire la voglia di divertirsi dei giovani che dentro di loro rimarranno sempre un po' bambini.




Fino a tarda sera è stato un viavai di gioia, allegria e colori che si mescolavano per le strade e richiamavano gli sguardi di tutti che uscivano fuori dai balconi e dagli usci delle botteghe sussurando "omedetou", con un grande sorriso, velato da un velo di nostalgia per tutto ciò che è stato e non potrà mai più essere: Omedetou giovani giapponesi!


おめでとうございます!


Solo in Giappone...

In questi giorni è difficile trovare momenti liberi per riuscire concentrarsi sulla scrittura perchè qui si studia a tempo pieno, anche nei giorni di festa, ma volevo raccontarvi di una bellissima esperienza che ho vissuto solo dieci giorni fa rientrando da un soggiorno a Seul, che vi assicuro è stato meraviglioso. Mi trovavo all'aeroporto e mi apprestavo ad uscire con il mio bagaglio al seguito quando un gruppo di Giapponesi che veniva da una vacanza in Italia mi ha fermata per raccontarmi di quanto l'Italia sia bella per loro e di quanto sia buono il cibo italiano, quando le donne della grande comitiva si sono accorte che ero perfettamente in grado di capire e parlare la loro lingua, hanno gridato:"Sugoi!" (un pò come il nostro bellissimo) e "arigatou gozaimasu", poi all'improvviso hanno iniziato ad uscire doni dalle loro borse: salatini giapponesi, barrette energetiche, fagioli di soya e molto altro, riempiendomi le mani e, non sembravano voler smettere... .
Ovviamente queste non sono scene che si vedono spesso, questo gesto improvviso e disinteressato mi ha davvero commosso, non sapevo più come ringraziare. Quando la ragazza giapponese, Junko, che era con me, mi ha visto con tutte quelle leccornie nelle mani, mi ha guardato stupita e mi ha chiesto: "ma sei andata a fare acquisti?".
Beh! morale della favola per smaltire il tutto abbiamo impiegato 5 giorni e ci abbiamo riso su per tutto il tempo. Junko mi ha detto che neanche un uomo che chiede l'elemosina riesce a mettere insieme tutto quello che ho raccolto io in 5 minuti.
In questo paese esistono persone che si entusiasmano quando uno straniero parla la loro lingua e dice di amare la loro terra, in questo luogo esistono persone molto gentili ed educate e allora mi sono chiesta se ad un giapponese può capitare la stessa cosa in Italia.
Junko che è stata in Italia con me dice di no e anche io a dire il vero sono propensa a pensarla così.
Gli uomini della comitiva che ridevano davanti al gesto delle donne e si inchinavano mi sono davvero rimasti in mente ed anche questa piccola, ma dolcissima esperienza verrà custodita all'interno degli splendidi ricordi delle cose accadute da quando vivo qui, un tesoro che piano piano sta riempiendo il mio cuore.

2 gennaio il momento del Kakizome

Dopo aver esplicato tutti i compiti che mi ero proposta di portare a termine eccomi al kakizome, che in giapponese si traduce con "primo scritto", o kitsusho hajime (primo fortunato scritto),  ovvero lo scritto d'inizio anno che tradizionalmente dovrebbe svolgersi proprio oggi, il 2 di gennaio.
In realtà la parola Kakizome si riferisce al primo scritto calligrafico dell'anno e dovrebbe essere fatto con il pennello, usando la prima acqua dell'anno raccolta dalla fonte... . Roba complicata da fare con un computer.
Nell'antichità comunque questi scritti erano rappresentati da veri e propri versi poetici che contenevano parole ricche di speranza per l'anno che stava iniziando, poesie che poi venivano bruciate, oggi le persone scrivono invece kanji di un certo tipo, quelli di parole importanti come salute (健康), speranza (期待), pace (平和) e amore (愛). Addirittura i maestri assegnano agli alunni il Kakizome come compito, durante le vacanze di inizio anno
Tutti questi scritti vengono bruciati, insieme al Kadomatsu (le decorazioni usate per festeggiare il nuovo anno) e alle Shimenawa (le decorazioni sacre dei templi), il 14 di gennaio durante una cerimonia chiamata Sagicho.
Se le pagine voleranno alte e il fuoco sarà bello, sembra che la persona che le abbia scritte, sarà in grado di migliorare sempre più la propria calligrafia. A raccontarmi tutto questo è stata una bellissima donna, un obaasan, di appena 90 anni, una dolcissima vecchietta che pur non vedendo più molto bene ogni anno non rinuncia a scrivere i suoi versi e ancora oggi, appassionata di calligrafia com'è sempre stata spera di migliorare il suo modo di scrivere questa lingua così difficile eppure così bella e affascinante.
Anche io oggi voglio provare, la mia calligrafia è ancora pessima... Chissà se posso migliorare...